“Solo in un Paese vecchio la mobilità dipende dall’automobile” – Parla Stefano Cozzini di Ulisse-FIAB

L’analisi dei dati dei primi questionari, metteva in luce una problematica forte nella nostra città, probabilmente una delle più sentite: la viabilità.

E la nostra comunità,
alle domande,  proponeva soluzioni davvero efficaci e tra tutte il comune denominatore era proprio l’incentivo alla diffusione della bicicletta.
Abbiamo colto la palla al balzo per intervistare Stefano Cozzini, responsabile mobilità di Ulisse-FIAB,  il più folto gruppo di cicloturisti e ciclisti urbani di Trieste.

Stefano, tu sei il responsabile mobilità di Ulisse, l’associazione triestina votata alla diffusione della cultura della bicicletta nella nostra città. Che cosa vuol dire “responsabile mobilità”?
Ulisse-FIAB ha da sempre due anime: quella ludica che vive e testimonia la bellezza e la comodita’ della bici con le gite tranquille fuori porta e quella un po’ piu’ seriosa che vorrebbe anche incidere sul futuro ciclabile ( ma non solo) di questa citta’. Capita che, per essere presi sul serio, ci sia bisogno di un responsabile “ufficiale”  per questo secondo importantissimo aspetto  della nostra vita associativa.

Trieste è ammantata dal mito di non essere “adatta” alla bici. Vogliamo smentirlo?
Ti daro’ una notizia, molto ma molto riservata: da Barcola alla sacchetta Trieste e’ tutta piatta ! Purtroppo lo sanno solo quelli che NON sono di Trieste ed infatti sono loro che usano la bici. I triestini veri, forti del “non se pol”  fanno finta di  niente e non vedono le bici che sempre piu’ si muovono in citta’.
A parte gli scherzi: Trieste non e’ meno  “adatta”  alla bici di quanto non lo sia  alle  auto e alle motorette: come si puo’ pensare che i SUV siano adatti a Cavana o al colle di S.Giusto ?

Dalle risposte al questionario ci ha impressionato questa frase: “A Trieste si vive come fossimo negli anni 70. Tutti da soli in auto in cerca di un parcheggio”. Si sente di condividerla? Quali sono e quali sono state le proposte e le battaglie di Ulisse nel corso dei lunghi anni di attività a Trieste?
La condivido in pieno: non solo a Trieste, purtroppo ma anche nel resto d’Italia il concetto base e’ che la mia mobilita’ dipenda  solo dall’automobile: un’ idea vecchia  di 50 anni che solo un paese vecchio come il nostro continua a riproporre ed utilizzare.
Bisogna  iniziare a pensare la mobilita’ in maniera un tantino piu’ moderna e in questo Ulisse-FIAB ci prova e ci ha provato diverse volte: invito a consultare il nostro sito web per avere una visione completa e d’insieme di tutte le nostre attivita’. Qui ne ricordo solo una: l’impegno fatto firmare ai candidati sindaci nelle elezioni comunali del 2006 e praticamente completamente disatteso da chi ha vinto. E’  con rammarico che dovremo riproporlo pressoche’ identico a 5 anni di distanza fra qualche mese ai nuovi candidati.

Dai primi dati del questionario emerge il ruolo centrale della bici a Trieste
per migliorare la viabilità. Quali sono i modelli vincenti che conosci in Italia e all’estero che potrebbero essere applicati alla nostra città?

Di modelli “vincenti”  in Italia ce ne sono pochetti: si deve guardare purtroppo solo al Nord per trovare comunita’ (la parola non e’ scelta a caso) che hanno iniziato a ripensare l’intera mobilita’ in maniera articolata dando spazio e rilievo all’uso della bici. Citerei le citta di Bolzano, Reggio Emilia ( dove proprio questa settimana si svolge un evento FIAB di formazioni per tecnici e amministratori ) e la provincia di Trento, il cui grande investimento per avere una rete ciclabile provinciale per migliorare l’offerta turistica  sta venendo ampiamente ripagato in ritorno economico sul territorio.
All’estero poi di esempi virtuosi e’ pieno a tutte le latitudini; mi limito a due soli nomi geograficamente lontani: Barcelona (sud) e Malmoe (Svezia, nord), quest’ultima un esempio da seguire da vicino per quel che riguarda Trieste, viste le diverse analogie tra queste due citta’.

Da poco tempo è stata inaugurata la pista ciclabile che porta fino alla Draga. Da ciclista sono ovviamente molto contento, ma quella ciclabile è un corpo a sé stante rispetto alla città, non si fonde con la città! Per un ciclista urbano triestino i percorsi si inventano ogni giorno a proprio rischio e pericolo.
Cosa dovrebbe fare un’amministrazione pubblica per incentivare l’uso della bici?
Dovrebbe dare retta a chi suggerisce e propone da dieci anni piani di ciclabilita’, interventi sul territorio e nuovi approcci al problema della mobilita’. Si badi non sto parlando solo della nostra associazione ma anche di altre associazioni che in citta’ stanno lavorando per rendere questa citta’ piu’ vivibile e piu’ a misura di utente debole della strada: la UISP con il suo pedibus, camminaTrieste con le iniziative con i pedoni e cosi’ via..
Esiste di fatto una netta separazione fra chi amministra il territorio e chi il territorio  lo vorrebbe vivere e scoprire in maniera diversa. L’attuale classe politica non ha minimamente gli strumenti culturali per affrontare e guidare il cambiamento verso un nuovo concetto di mobilita’.  Basti solo pensare che il comunicato ufficiale della provincia di Trieste per l’inaugurazione della pista ciclabile della Val Rosandra,  affferma che:  “La pista ciclopedonale non è solo un impianto sportivo – ha detto Mauro Tommasini – ma una struttura da utilizzare per una diversa mobilità sul territorio, a servizio dei cittadini che la possono sfruttare sia a piedi che in bicicletta”. Considerare quell’opera in primis come  un impianto sportivo significa non aver davvero colto le opportunita’ vere offerte da quell’infrastruttura, che come giustamente dici, non si fonde con la citta’, nonostante i nostri ripetuti appelli a pianificare per tempo questa “fusione”.

Se non l’hai ancora fatto rispondi al questionario TraLaGente!

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