Due richieste per il Sindaco 2011: più posti negli asili pubblici di Trieste e ‘sì’ ad asili condominiali con la creazione delle tagesmutter

Le mamme, ma anche i papà di Trieste, chiedono al Sindaco ‘Tra La Gente’ più posti in asilo e nuove scuole materne. E, ben consci delle difficoltà dell’economia e dei conti pubblici, suggeriscono forme innovative per risolvere il problema: tra tutti, incentivi agli asili aziendali e la formula teutonica delle “tagesmutter”, ovvero un servizio convenzionato svolto da una donna a casa sua che badi ad un gruppo ristretto di bambini.

E’ questa la sintesi dei dati salienti sul tema ‘servizi comunali per l’infanzia’ pervenutici dai cittadini all’interno dei primi 800 questionari di ‘Tra La Gente’, cioè l’iniziativa promossa dal Partito Democratico di Trieste per costruire il programma partecipato del Sindaco 2011 della città mitteleuropea.

Entrando nel dettaglio delle opinioni dei genitori e dei nonni dei piccoli triestini, è stentoreo l’unisono che reclama nuove scuole per l’infanzia e più posti nelle stesse. A questa domanda se ne associa una contigua che è migliorare gli orari degli asili per i genitori che lavorano ovvero, scrive qualcuno, «per bambini che non hanno nonni». Le strutture pubbliche, inoltre, devono adeguarsi «ai tempi di lavoro dei genitori e della contemporaneità», perchè «i bisogni e gli orari flessibili delle famiglie sono cambiati» rispetto a una volta. Ancora, per quanto riguarda le richieste più generali, c’è quella che che chiede di migliorare la situazione delle strutture di alcuni asili che sarebbero mal ridotte. Purtroppo più di qualcuno segnala la presenza di personale non così preparato nelle scuole per l’infanzia del Comune: «c’è bisogno di formazione adeguata!», scrive una mamma.

Non ci sono solo richieste alla politica dai triestini ‘Tra La Gente’, ma anche delle proposte, di cui alcune molto creative. Un suggerimento ricorrente è quello di creare degli asili condominiali o comunque basati a casa di alcune mamme (magari senza lavoro…) sul modello delle tagesmutter, “un modello di assistenza infantile nato e diffusosi negli anni 60 nei paesi dell’Europa del nord” (Wikipedia). In Italia questo sistema è stato sviluppato in Provincia di Trento (vedi l’articolo del Corriere della Sera).  Diversi cittadini vorrebbero, altrimenti, incentivi alle aziende per la creazione di nidi e asili all’interno dell’impresa dove sono impiegati o di altre aziende convenzionate.

Infine, tra le opinioni dei triestini sui bisogni dei loro figli, ci sono ancora un paio di indicazioni. Il Comune deve pensare a «più strutture per bambini e genitori», nonché a «più spazi verdi e strutture per i bambini», a partire dal sostegno ai ricreatori, orgoglio e unicità della nostra città. Ma il primo sostegno, puntualizzano i partecipanti alla nostra comunità, deve essere alle madri che lavorano.

Di seguito pubblichiamo i 4 messaggi di suggerimento per migliorare i servizi comunali per l’infanzia a Trieste che ci sembrano tra i più significativi:

«Nei paesi scandinavi le case di riposo sono adibite ad asili, valorizzando così il ruolo degli anziani».

«In una città con scarsa natalità bisognerebbe seguire l’esempio della Norvegia, dove gli asili nido coprono il 100% delle richieste, in tal modo le donne possono lavorare. Si incentiva la natalità».

«Le liste d’attesa denotano, come detto, una carenza strutturale: servirebbe un maggior numero di asili, soprattutto nidi, gestiti in modo qualificato (no cooperative). Andrebbero rivisti i bandi di accettazione, almeno dal punto di vista dei controlli: ci sono liberi professionisti e coppie che dichiarano residenze distinte che sorpassano in graduatoria qualsiasi famiglia con i genitori dipendenti ed i coniugi che dichiarano il vero, cioé che vivono sotto lo stesso tetto. Andrebbero razionalizzate le occupazioni degli asili, ci sono genitori con asili nel proprio rione che portano i bimbi all’altro capo della città, mentre accade il viceversa».

«E’ inutile dare in appalto ai privati. E’ il Comune che deve mettersi in prima fila e gestire i servizi per l’infanzia. Ovviamente per non perdere la qualità, bisogna prevedere dei percorsi di formazione permanente adeguati al personale. A tutto il personale, non solo a quello di ruolo».

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