Meno schei per il ‘Sardon Day’, più per i servizi sociali. E un’idea: liberate le case di riposo

Il programma partecipato per la Trieste 2011 vuole che gli anziani siano serviti meglio e di più dall’assistenza domiciliare. Allo stesso tempo, va rivista la politica del Comune sulle case di riposo, ad oggi “inefficienti”, “disumane”, costose e senz’alternativa. Nelle risposte alla domanda sullo stato dei servizi sociali del Comune di Trieste nel questionario ‘Tra La Gente’, oltre a queste chiare richieste riguardanti gli anziani ce ne sono diverse che salgono dalle sofferenze e debolezze più profonde: il percepito decrescere dei fondi comunali per il welfare, il costo e la disponibilità di una casa, il rebus delle scelte per gli immigrati e, ancora, l’integrazione degli anziani nella vita collettiva.

Sono fin’ora 1640 i rispondenti online al questionario ‘Tra La Gente’, per la costruzione del programma partecipato per il Sindaco che sarà eletto a Trieste nel 2011. Abbiamo già pubblicato in precedenza le idee dei primi rispondenti su trasporti in città e servizi per l’infanzia (per chi non ha ancora risposto: trova qua il questionario). Andiamo ora nel dettaglio delle proposte dei triestini su come cambiare i servizi sociali del Comune.

Le proposte per l’assistenza agli anziani sono le più numerose. Quella più ricorrente riguarda appunto l’idea di portare più assistenza nell’appartamento dell’anziano. Un cittadino scrive, intepretando il pensiero di molti: ci vuole una «grande battaglia per l’assistenza a domicilio e contro l’idea di internamento nelle case di riposo. La città ha tradizione per essere all’avanguardia in una nuova grande battaglia civile». Scrive un’altra persona, neppure lei isolata nel sentire politico: «Il massimo per gli anziani sarebbero delle case famiglia, modello Danimarca, con costi inferiori alle attuali case di riposo e alta qualità della vita». In breve: le case di riposo, secondo la percezione di molti, offrirebbero ai loro ospiti un tenore di vita troppo degradante e vanno migliorate o sostituite con un altro sistema, dal volto comunitario. Non solo: per diversi triestini sono troppo costose.
A proposito di politiche sugli anziani, diversi triestini vogliono che il Sindaco eletto col programma partecipato crei più luoghi di ritrovo e attività di socializzazione gratificanti. Tra queste, viene suggerito, ci potrebbe essere l’impiego del lavoro dei pensionati più arzilli (e degli immigrati) nei servizi sociali, a favore di chi ne ha bisogno.

A ruota del grande coro sugli anziani e delle richieste generali al Comune sull’impegno economico («meno soldi per il sardon day, più soldi per i servizi», «più fondi per la cooperazione con il privato sociale e meno sprechi di risorse nell’ambito dei servizi gestiti in proprio»), stanno sullo stesso livello cori più minuti, composti da voci che raccontano problemi sentiti da gruppi un po’ più ristretti.

Vedi il problema della casa: «Le case dell’Ater sono in parte vuote. E’ una vergogna», scrive un rispondente del questionario, mentre un altro sinteticamente chiede «più alloggi popolari». Un altro cittadino propone «convenzioni con proprietari di case sfitte per calmierare gli affitti utilizzando il budget che si usa ora per costruire nuove case; no a nuove case!».

I cittadini scrivono anche della necessità di nuove misure per il sostegno ai disoccupati. Bisogna «ristabilire il reddito di cittadinanza che è stato abolito» e pensare a nuove forme di «aiuto/agevolazione nei confronti dei lavoratori precari», per esempio utilizzando i disoccupati (e, anche qua, gli immigrati) in lavori socialmente utili, fornendo loro almeno vitto e alloggio.

Bisogna pensare anche ai “bambine/i e ragazze/i” in difficoltà familiari e individuali: che hanno bisogno di altre, nuove e migliori strutture prottete che li accolgano.

Molti cittadini toccano il nodo delle politiche per gli immigrati a Trieste. Dai testi che ci sono arrivati si vede come tale terreno sia di conflitto. Infatti, una maggioranza della comunità ‘Tra La Gente’ vuole che si favorisca l’integrazione degli immigrati «anche con iniziative informative, culturali e divulgative, trattandoli come persone come noi; con corsi di lingua e educazione civica». Nell’opinione di questi cittadini, andrebbe sviluppata la rappresentanza degli immigrati anche in Consiglio Comunale. Ma dopo, in contrasto e non isolato, c’è anche chi rappresenta una minoranza di rispondenti e scrive: «Priorità di soldi ai cittadini italiani. Gli immigrati, con tutto rispetto, possono aspettare. Non si possono accumulare ulteriori problemi pensando anche agli altri (immigrati) quando ci sono migliaia di cittadini italiani che per congiunture economiche perdono il lavoro andando alla deriva verso la marginalità sociale».

Infine, con uno spirito teutonico di rispetto dello Stato, molti cittadini danno tanti consigli su come migliorare la macchina del servizio pubblico. «Trieste», scrive un cittadino, «è una città di vecchi, pieni di problemi sanitari e sociali. L’integrazione e la razionalizzazione degli sforzi dell’azienda sanitaria e del Comune è fondamentale». Non è solo un problema di mettere i servizi di diversi enti in coordinamento e rete. Bisogna anche semplificare la burocrazia dei servizi per tutti i bisognosi e pubblicizzarli tutti meglio tramite un canale unico. Più di un cittadino suggerisce che sia aumentata l’assistenza sociale nei quartieri che ne hanno bisogno («Vaticano, Valmaura, Giarizzole, Borgo san Sergio, Melara») e chiede al Sindaco ‘Tra La Gente’ il sostegno al progetto di microaree dell’Asl.

Il questionario sul Programma Partecipato per il Sindaco di Trieste 2011 è qua. Pubblicizzalo, ti preghiamo, ai tuoi amici, colleghi e parenti, via email e Facebook.

Di seguito pubblichiamo quelli che ci sono parse le risposte più significative e rappresentative del sentire della nostra comunità:

«Per i più deboli il Comune dovrebbe creare delle tutele. Da disoccupato con un affitto da pagare per non finire a vivere in stazione, mi sono rivolto all’assistente sociale. Mi ha risposto che, essendo io single e non padre di figli minori, non sapeva che fare. Le case dell’Ater sono in parte vuote. E’ una vergogna».

«Segare le panchine in piazza Venezia e il bando medievale contro gli artisti di strada mi sembrano eloquenti». «Non è multando chi è in situazioni di indigenza economica che si risolvono i problemi sociali… se il PD vincerà le elezioni, suggerirei di abolire questa pratica odiosa il prima possibile».

«Bisogna ritornare a pronunciare alcune parole forti senza paura: immigrati, integrazione, disabilità, vulnerabilità, povertà. farlo significa riportare questi ragionamenti al centro della politica e non solo di alcuni suoi settori. I soldi ci sono per molte cose ma possibile che i bisogni aumentino sempre e le risorse diminuiscano sempre in questo settore? L’integrazione cittadina della politica dovrebbe lavorare proprio su questo piano».

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