Trieste, oltre che sul Porto può e deve scommettere per il suo futuro economico sull’affermarsi come città uiversitaria internazionale: diversi centri in Europa, di dimensioni simili alla nostra, hanno intrapreso con successo questa strada per riconvertirsi a seguito di crisi industriali. Le premesse ci sono: un’ottima Università, cui si aggiunge la significativa presenza della SISSA, i centri di ricerca, alcuni player internazionali come Generali, Allianz, Fincantieri, Illy, un’ottima vivibilità, una reputazione nel mondo del Sistema Trieste della Scienza.
Come fare? integrare maggiormente Università e il resto delle realtà che operano nella ricerca e nell’alta formazione, con l’obiettivo ad esempio di collaborare strettamente nella formazione post-laurea, specializzare alcuni filoni di studio in cui promuovere un’offerta formativa in lingua inglese, inserire alcuni docenti di valore provenienti da altri paese come visiting professor, promuovere i corsi internazionali nelle principali città del sud-est d’Europa, riprendere il progetto dell’Università college, realizzando dei collegi, promuovere e sostenere con strumenti significativi(capitale di rischio, location, consulenza specializzata) ogni anno alcuni progetti d’impresa ideati e realizzati da giovani laureati…
Si dirà: quanto costa tutto ciò, per di più in momento di crisi economica dell’Università? Diciamo tanto per buttare un’idea: 3/4milioni all’anno per dieci anni, meno di altri progetti lanciati in questi anni a Trieste e che darebbero però ricadute più incerte ed effimere. Perchè qui le ricadute ci sarebbero, fort e soprattutto prolungate nel tempo: ruolo internazionle di Trieste come centro di alta formazione e di ricerca, arrivi di giovani e quindi inversione del declino demografico, nuove imprese in settori innovativi , crescita stabile di fatturato nei servizi, nel turismo, nella cultura….
Roberto Cosolini, candidato alle primarie del 12 dicembre
